La Samba di Orfeo e altre storie

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Informazioni sull'autore

Roberto Iacoella è nato e vive a Roma, dove insegna Lettere nelle scuole superiori. Sposato, con due figli. Ha pubblicato tre raccolte di poesie con Cultura Duemila Editrice. Piccola nebbia (1989), Lucciole ubriache (1990), La scala d’oro (1992).

Codice: 978 - 88 - 908410 - 4 - 0

Autore: Roberto Iacoella

Editore: Talos edizioni

Anno: 2013

Genere: Narrativa italiana

Prezzo libro: 10.0 €

Prezzo PDF: 0.0 €

Nº pagine: 224

Dimensioni: 14X21cm

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Trama

Attraverso i racconti che compongono La Samba di Orfeo e altre storie, Roberto Iacoella tratteggia, con mano ferma, un autoritratto che non può non essere familiare al lettore. Vengono descritti con dovizia i connotati mentali di un tipo umano largamente diffuso, se non predominante, nelle nostre città: l’uomo che non ha ancora risolto l’antico dualismo tra mente e corpo. Ed è la mente a dominare dispoticamente in questo soggetto. La cifra stilistica dell’autore, efficacemente puntigliosa e a tratti nervosa, rappresenta alla perfezione lo spirito inquieto dei protagonisti dell’opera, che viene trasposto su carta per mezzo di iterazioni e parole simbolo (vergona, liquido, soffocamento, ecc.). Il campionario dei rituali e delle ossessioni è multiforme e compendiato nel- l’ultimo racconto, Un nevrotico, che, pagina dopo pagina, assume le sembianze di una sofferta e catartica confessione. Il rapporto con la religione viene affrontato, invece, soprat- tutto nel racconto Una vecchia. All’istituzione Chiesa e ai suoi professionisti della fede non vengono risparmiate critiche pungenti e sarcastiche osservazioni, eppure, traspare chiara la necessità di un dialogo con un’entità trascendente che riesca a conferire senso ad una vita in balia del caos degli eventi. Talmente marcata è la supremazia della vita cerebrale rispetto alla carnalità terrestre che nel racconto Il lago la giovane coppia di innamorati, in un crescendo parossistico e angosciante, viene letteralmente inghiottita da una massa d’acqua immota che combacia e dà forma immutabile ai delicati ricordi dell’interprete femminile. L’importanza del fattore ambientale la ritroviamo nel racconto che apre la raccolta: La samba di Orfeo. Tenue e intimo affresco di un dramma, quello della tossicodi- pendenza, che nel nostro Paese si consuma quotidianamente lasciando segni cupi e indelebili nella memoria di amici e parenti che vedono trasformare e spegnersi un loro caro. Potrebbe sembrare un corpo estraneo all’interno di un discorso in prevalenza astratto, ma la narrazione dolorosa degli accadimenti, che vorrebbe esplicitamente aggirare l’epilogo, riversa una luce nostalgica su tutte le vicende a venire. Fragili e irrequieti, gli uomini di Iacoella hanno un legame fortissimo con le loro donne. Le figure materne esercitano una profonda influenza sui figli. Sono punti di riferimento, fari per navi agitate dai marosi, perché a loro è sconosciuto il timore dell’affrontare le proprie debolezze, la riluttanza ad abbandonarsi ai fuggevoli sentimenti; l’agire, tanto complicato e faticoso per le figure maschili, è del tutto naturale (privo di artifizi) per le loro donne. La salvezza va, allora, cercata nella scrittura! La rassicurante concatenazione dei fatti, valutati con un certo atteggiamento distaccato implicito nell’atto dello scrivere, regala attimi di quiete rivelandosi la sola terapia praticabile. Ostacolata da strascichi utilitaristici secondo i quali scrivere, in fondo, non è nient’altro che una perdita di tempo e un’attività non congeniale all’uomo vero e virile, scoraggiata da riflessi corporei figli della stessa, parziale, predisposizione d’animo, la scrittura riesce ugualmente ad affermarsi fino a diventare malinconico epitaffio ne L’altra stanza. L’indugiare sui dolci ricordi dell’infanzia, i profumi e i sapori di un tempo perduto; il potere salvifico di un colloquio con un amico senza l’assillo di giungere per tempo ad un conclusione perentoria e dunque infallibilmente dogmatica; la contempla- zione della vita umana con le sue miserie e i suoi slanci generosi. Tutte operazioni precluse a chi deve ogni giorno battagliare e sopravvivere in un mondo frenetico. Resta, indomita la consapevolezza che spinge l’autore a queste, ancora una volta emblematiche, parole: “In fondo devo am- mettere che mi piacerebbe rimanere qui ancora un po’, in attesa…”, fuori da tutto questo. Osvaldo Tartaro