La morte in bianco

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Informazioni sull'autore

Ferruccio Venanzio ha 64 anni, è sposato, padre e nonno. Dopo aver lavorato per quarant’anni come tecnico di laboratorio presso l’Azienda Ospedaliera di Trieste ora è un tranquillo pensionato, con tanto tempo per coltivare i propri interessi, tra i quali la fotografia. Da sempre accanito lettore, ha sentito la necessità di cimentarsi nella scrittura. La morte in bianco è il suo primo romanzo, un giallo ambientato in parte fra le nevi delle Dolomiti e in parte a Trieste, sua città natale, dove tuttora vive.

Codice: 978-88-98838-01-1

Autore: Ferruccio Venanzio

Editore: Talos edizioni

Anno: 2014

Genere: Poliziesco - Narrativa italiana contemporanea

Prezzo libro: 14.0 €

Prezzo PDF: 0.0 €

Nº pagine: 176

Dimensioni: 14*21 cm

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Trama

PREFAZIONE Il poliziesco, come ogni genere letterario, esige le sue rigide regole che ogni autore, nella minuziosa costruzione dell’intreccio, deve rispettare fedelmente se non vuole lasciare il lettore alle prese con un fastidioso senso di insoddisfazione. Ferruccio Venanzio, nonostante sia al suo debutto come scrittore, ne La morte in bianco si dimostra appassionato e competente nel disegnare, all’interno di un’ambientazione suggestiva che conosce personalmente, il ritratto corale di personaggi eterogenei tutti puntualmente sospettabili di un oscuro delitto (elemento primordiale e imprescindibile) sul quale dovrà investigare il commissario Underhofer, autentico motore del romanzo e facilmente sovrapponibile all’Io indagatore di chi legge. Il ritmo serrato delle indagini, tra interrogatori rivelatori, inseguimenti mozzafiato e immancabili elucubrazioni, viene addolcito dal gusto spontaneo dell’autore per la descrizione dei numerosi paesaggi di montagna e degli usi e costumi autoctoni che conferisce al testo un respiro narrativo più ampio. Il breve racconto della regata velica, detta “Barcolana”, che si svolge ogni anno nella seconda domenica di ottobre nel golfo di Trieste (la città dell’autore) possiede, addirittura, i toni e lo stile della puntigliosa cronaca giornalistica. A chiudere il cerchio (tanto per restare in tema), i continui feedback tra le scelte imposte a Underhofer dal suo ruolo pubblico di commissario di polizia e le tribolazioni della sua vita privata, messa sottosopra da un ritorno di fiamma tanto inaspettato quanto opportuno. Il piacere della lettura è racchiuso tutto dentro la canonica dinamica romanzesca, con il narratore, onnisciente, che apre parentesi e ipotizza scenari, divertendosi nell’esercizio disinvolto dell’antica arte del depistaggio, e il lettore, impegnato a rincorrere, mai in affanno, l’ordine risolutore, il particolare taciuto che conferisce, infine, senso alle umane azioni. In questo, il poliziesco si distingue profondamente dalla vita quotidiana: in esso, è sempre riscontrabile e percepibile una logica rigorosa, un motivo preciso e comprensibile che guida ogni singola azione umana, una razionalità di fondo imposta ad ogni gesto. Se, inizialmente, non si riesce a scorgere l’ineludibile relazione tra causa ed effetto, la sua intima coerenza, è sufficiente sfogliare con fiducia le pagine del libro. Giallo è pur sempre il colore della luce. A cura di Osvaldo Tartaro