La serata dei quattro amici

004

Informazioni sull'autore

Mario Amelio nasce a Fossato Serralta, in provincia di Catanzaro, dove ancora risiede e lavora, il 19 aprile del 1961. Si laurea in Architettura a pieni voti e, terminati gli studi artistici, svolge la libera professione, con particolare interesse per il recupero e la progettazione architettonica; è, inoltre, autore di opere d’arte, sia pittoriche che scultoree, istallate sul territorio regionale. Profondo conoscitore della vita delle comunità locali e delle vicende che ne hanno segnato il carattere, è da sempre impegnato nel sociale e appassionato di storia e letteratura. Ha pubblicato “Paralleli Minimi” con la casa editrice Iena Reader, del gruppo Nardini di Firenze.

Codice: 978 - 88 - 98838 - 08 - 0

Autore: Mario Amelio

Editore: Talos edizioni

Anno: 2014

Genere: Narrativa italiana contemporanea

Prezzo libro: 15.0 €

Prezzo PDF: 0.0 €

Nº pagine: 216

Dimensioni: 14*21 cm

Acquista  

Trama

Lo spaccato di vita di una piccola comunità calabrese è raccontato con schiettezza e ironia, chiavi indispensabili per svelare i segreti dell’animo umano e parlare delle sue debolezze come delle sue virtù, allo scopo di avvicinarsi alla verità delle cose, per poi partire da lì. La storia, in un arco di tempo che parte dal primo dopoguerra e arriva fino a metà degli anni ottanta, con l’inquietudine dell’inesorabile epilogo della parabola vitale dei vecchi mestieri, vede protagonista un cestaio, Mastro Antonio, e i suoi amici, anch’essi cestai. Scenario del racconto è Borgo Casale, paesino arroccato sui monti presilani. Un ambiente bellissimo e aspro, tra lo scudo montuoso e lo specchio delle acque del mar Ionio, che delinea per i casalesi il confine del mondo, dove si affacciano fantasmi di briganti evocati dalle storie dei vecchi, quasi rivendicati come nuovi possibili salvatori. Il protagonista emerge tra i numerosi personaggi per la sua ostinazione e la sua coerenza. Vive, si affanna e combatte, conseguendo una vittoria morale che fa dimenticare la sua sconfitta sociale. Rimane ai margini per scelta; non come escluso, ma come guardiano di un mondo che cambia. Dialoghi serrati e rapidi palesano le dinamiche del borgo, i cui abitanti sembrano dei burattini rinchiusi nel proprio ruolo pubblico. Confessioni di tormenti, rimpianti e sogni prendono il posto della classica introspezione lucida del narratore onnisciente. Sono i meri fatti che parlano da soli. Il soverchiare, a tratti, del dialogo sulla narrazione e il ricorso a intense descrizioni paesaggistiche sono espedienti letterari che consentono allo scrittore di fotografare i protagonisti, mettendo in risalto il loro abbandonarsi al ruolo sociale, facendone comparire e scomparire ad arte il lavorio del pensiero: sono soggetti coscienti che non riescono a ribellarsi al proprio ruolo, rimpiangendo una tradizione che non regala più nient’altro che amarezza. Il corso degli eventi porta l’eredità di una fatica ancestrale, che si enuclea nella “vecchia arte”, così è definito il lavoro del cestaio, in una vita regolata da tempi e leggi che in qualche modo gratificava proprio per la sua capacità di definire i contorni di un popolo, la sua identità.